Moda circolare e sostenibilità: cosa prevede la normativa ESPR entro il 2030.
- grainofsandmilano
- 18 ago
- Tempo di lettura: 2 min
Un filo che ritorna, un abito che rinasce, un gesto che unisce.
La moda è il 4° settore più inquinante al mondo con milioni di capi invenduti che ogni anno vengono distrutti.

La nuova direttiva europea sull’Ecodesign for Sustainable Products Regulation ( ESPR ) vieta questa pratica ed introduce misure importanti verso una svolta che cambia il rapporto tra moda, ambiente e consumatori.
Il Piano di Lavoro triennale (2025 – 2027 ) dell’ ESPR mira ad un’economia circolare, promuovendo prodotti riparabili, durevoli, circolari e sostenibili ed integrandosi con altre iniziative europee come la Strategia per la sostenibilità tessile e la Strategia per l’economia circolare.
E’ prevista l’introduzione del Digital Product Passport che migliorerà la trasparenza, conterrà tutte le informazioni sul prodotto, lo renderà tracciabile e fornirà indicazioni su uso e smaltimento.

Le imprese europee dovranno quindi adeguarsi, modificando laddove necessario le proprie attività.
L’obiettivo è quello di ridurre gli sprechi e le emissioni di CO2, favorire la circolarità, conservare energia e risorse, portare un risparmio economico ai consumatori.
Essere parte del cambiamento è importante
La normativa ESPR non impone soltanto regole: apre spazi di creatività condivisa. Pensare al riciclo dei tessuti, reinventare abiti, modificarli o donarli significa riscoprire un senso di unità con il pianeta, con le persone, con la comunità.
Ogni capo che non viene sprecato diventa un ponte: tra chi lo ha creato e chi lo indosserà, tra chi lo dona e chi lo riceverà.

Così la moda smette di essere consumo rapido e torna a essere linguaggio di appartenenza, dove la bellezza si intreccia con responsabilità e connessione. investire in resale, noleggio e upcycling.
Scegliere meno, scegliere bene e in modo consapevole è un passo decisivo verso un futuro della moda sostenibile.





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